Lo sviluppo del bambino: percezione, movimento, linguaggio

1. Che cosa studia la psicologia dello sviluppo

L’individuo, durante tutto l’arco della vita, dalla nascita alla vecchiaia, è soggetto di una continua evoluzione. La psicologia dello sviluppo studia i cambiamenti di questa evoluzione psicologica individuale. Con le tecnologie nel campo delle neuroscienze di oggi si sono riusciti a raggiungere risultati avanzati riguardo ai processi di sviluppo.

2. L’universo del bambino prima della nascita

Nel periodo prenatale lo zigote si trasforma a poco a poco in un bambino. In questa fase si distinguono diverse fasi:
Il periodo germinale (primi 21 giorni): i due gameti si fondono dando origine allo zigote, che comincia un processo di divisione e crescita e si impianta nella parete uterina.
  • Il periodo embrionale (3-8 settimana): cominciano a formarsi le strutture interne ed esterne del corpo principali.
  • Il periodo fetale (9° settimana fino alla nascita): gli organi e le parti del corpo maturano.
La testa rappresenta la parte più grande di prima l’embrione e poi il feto. Il feto è già in grado di usare i sensi e prepara i “programmi” in base ai quali interagirà con l’ambiente esterno una volta nato.
  • Il tatto (8° settimana): il primo senso che sviluppa. La pelle, uno strumento sensoriale, si sviluppa. Il tatto è importante per gli scambi comunicativi.
  • L’olfatto (2° mese): i comportamenti della madre durante la gravidanza sollecitano questo senso, in quanto le sostanze del cibo materno passano nel liquido amniotico, producendo delle “memorie olfattive”.
  • Il gusto (3° mese): il feto comincia a deglutire e sperimentare, provando preferenze per un gusto piuttosto che un altro.
  • L’udito (2°- 5° mese): il battito cardiaco del bambino accellera ai suoni riprodotti all’esterno del corpo materno.
  • La vista (4° mese fino a prima della nascita): si sviluppano i fotorecettori, cellule che colgono lo stimolo luminoso e lo trasformano in un segnale.

3. Il neonato competente

Alla nascita, i bambini hanno una serie di riflessi che possono manifestare.
  • Il riflesso di Moro: si manifesta quando il bambino cambia improvvisamente posizione o perde l'appoggio sulla schiena, e lo induce a estendere e poi chiudere le braccia e le gambe come se si abbracciasse.
  • Il riflesso di presa o grasping: si manifesta quando viene stimolato il palmo della mano, facendo sì che le dita si flettano e si aggrappino a degli oggetti.
  • Il riflesso della marcia automatica: se il bambino viene messo in posizione eretta con i piedi su una superficie, i piedi si estendono e si flettono.
  • Il riflesso di rooting o di suzione: è innescato da stimoli intorno alla bocca, che inducono il bambino a girare la testa alla ricerca del seno materno o a compiere movimenti di suzione quando gli si pone un liquido sulla lingua.
  • Il riflesso di Babinski: si manifesta quando le piante dei piedi vengono solleticate, inducendo il bambino a flettere l'alluce e a divaricare gli altri.
  • Il riflesso palpebrale: una forte luce induce il bambino a chiudere gli occhi
  • Il riflesso di ritirare il piede: il bambino ritira automaticamente il piede quando viene toccato da un oggetto appuntito.

4. Lo sviluppo percettivo nel neonato

Il tema della percezione è uno dei temi più studia della psicologia sperimentale, in quanto è un elemento importante della vita di ognuno. Fin dalla nascita il bambino ricava informazioni sul mondo grazie ai recettori sensoriali, delle strutture nervose: visivi, uditivi, olfattivi, tattili e cinestesici. Nei primi mesi di vita, gli stimoli provenienti dall'ambiente attivano diversi apparati percettivi stimolando la corteccia cerebrale.
  • L'udito: già attivo alla nascita e già nelle prime settimane, è in grado di riconoscere la voce della madre e gira la testa nella direzione da cui viene un suono.
  • L'olfatto e il gusto: il bambino sa riconoscere perfettamente l'odore della madre e a reagire a cattivi odori con smorfie o allontanamento della testa. Con le sostanze alimentari, se sono dolci, provocano una reazione di suzione, se sono amari o acidi, una reazione di rifiuto.
  • Il tatto: assieme al contatto, è importantissimo per il feto, ma anche per il neonato, che riesce a stabilire il contatto affettivo ed emotivo con la madre.
  • La vista: riesce a cogliere le differenze della luminosità, è sensibile ai contrasti di chiarezza, è attratto da colori vivaci e riesce a distinguere forme diverse.

5. Lo sviluppo motorio nel primo anno e mezzo di vita

Lo sviluppo motorio è legato all'apparato muscolo-scheletrico e all'encefalo. Le principali abilità motorie le si acquisiscono nel primo anno e mezzo di vita. 
Il bambino acquisisce una serie di abilità motorie, che lo permettono di raggiungere una posizione eretta. Per conquistarla, però, ha una serie di tappe da raggiungere e la più importante è il sostenimento della testa. Dopo aver conquistato questa tappa, il bambino conquista la posizione seduta, prima appoggiandosi e tenendo la schiena curva, poi nel tempo tenendo la schiena dritta senza alcun appoggio. La terza tappa consiste, invece, nel riuscire a stare in piedi dritto, che la si raggiunge definitivamente in modo autonomo nel 11°/12° mese
Un altro progresso importante è la locomozione. I neonati non sono in grado di muoversi autonomamente. Fino al 6° mese, se il bambino viene messo chinato verso terra, striscerà in avanti con l'aiuto di braccia e gambe. Dopodiché, comincerà ad imparare a coordinare meglio i suoi movimenti e a gattonare. Intorno al 9/10° mese, quando sono in grado di stare in piedi, cominciano anche a compiere dei passi in avanti, sostenuti da un adulto. Intorno al primo anno riusciranno a camminare in modo più spedito, sempre con l'aiuto di un adulto e verso il 13/14° mese riusciranno a svincolarsi e a camminare da soli. Dipende ovviamente tutto dal bambino. Ognuno ha i propri tempi e dipende dallo sviluppo dei muscoli e delle ossa, e dai fattori ambientali.
Un altro importante progresso è la manipolazione. La sua capacità dipende dall'apparato muscolo-scheletrico, dallo sviluppo del sistema nervoso, dall'esercizio e la pratica. L'atto di raggiungere e afferrare un oggetto presuppone la maturazione, l'integrazione, il coordinamento di aspetti motori e aspetti percettivi.

6. Seconda infanzia, fanciullezza e pubertà

  • Seconda infanzia: il periodo che va dai 2 ai 6 anni è chiamato seconda infanzia. In questa fase le abilità motorie subiscono continue modificazioni. Il cervello dei bambini entro i 5 anni hanno raggiunto il 90% del peso di un cervello adulto. Tale crescita permette ai bambini di svolgere tante attività.
  • Fanciullezza: dopo i 6 anni, inizia questo periodo di fanciullezza, in cui la crescita del bambino avviene più lentamente. Si migliorano le prestazioni motorie e il coordinamento dei movimenti. Il bambino amplia il proprio bagaglio di conoscenze e sviluppa abilità sociali e di comunicazione.
  • Pubertà: intorno ai 10/11 anni comincia il periodo che precede l'adolescenza. Già verso gli 8 anni, i bambini manifestano i primi segni di cambiamenti fisici, a causa degli ormoni.

7. Il linguaggio

I primi tre anni sono fondamentali per lo sviluppo del linguaggio nel bambino. Nel periodo prelinguistico, che va dal primo mese all'ottavo, il linguaggio è caratterizzato da suoni e sperimentazioni fino a passare alle lallazioni. Nel periodo linguistico, che inizia tra il 10° al 12° mese, compaiono le prime parole.
Però perché il bambino vuole trasmettere un messaggio a un interlocutore?
  • Lo psicologo e pedagogista Jean Piaget riteneva che lo sviluppo del linguaggio fosse legato allo sviluppo cognitivo e quindi i messaggi intenzionali non potessero apparire prima dei 8/10 mesi. Infatti, è proprio in questa età il bambino comincia a distinguere tra mezzi e fini.
  • Il linguista e filosofo Noam Chomsky riteneva che la capacità di produrre parole e frasi era qualcosa che si basava sulla grammatica universale, che poi si specificava in una lingua particolare. Secondo Chomsky, c'era un programma universale, L.A.D., che era come una grande matematica del linguaggio radicata nella struttura biologica del sistema nervoso.
  • Lo studioso Colwyn Trevarthen ipotizzava che ci fosse un'intenzione comunicativa fin dalla nascita, in quanto un bambino nasceva predisposto alla relazione e allo scambio. All'inizio il bambino aveva una modalità comunicativa di nome "intersoggettività primaria", in cui la comunicazione creava un sistema di scambi e sincronia affettiva. Dopo i 5 mesi, invece, si sviluppava un "intersoggettività secondaria", in cui la comunicazione tra due persone si apre al mondo esterno.
  • Lo psicologo statunitense Jerome Seymour Bruner sottolinea l'impirtanza del supporto dell'adulto nell'acquisizione del linguaggio attraverso i format, ovvero delle tipologie di interazioni specifiche, in cui adulto e bambino condividono le conoscenze sul mondo.
Prima della comparsa delle parole, il bambino fa utilizzo dei gesti. La sua comincazione è una modalità comunicativa importante, che man mano che si cresce tende a diminuire di più. Il linguaggio poi ha una sua evoluzione importante verso i 3/4 anni, in cui il bambino impara a raccontare eventi.
Dal punto di vista cognitivo il linguaggio svolge una funzione essenziale perché permette di fissare nella memoria fatti, emozioni, oggetti e attribuendo a questi, un significato. Il linguaggio supporta la costruzione di un sistema ampio e complesso di conoscenze e sviluppa la competenza dell'argomentazione.

Illustrazione: "The Pursuit of Knowledge" di neatcoolfun

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