Le scuole per il popolo

Le Scuole di Dottrina Cristiana

La necessità di combattere l'ignoranza della gioventù povera fu al centro delle iniziative di Castellino da Castello (1474 ca. - 1566). Aprì le porte della chiesa milanese nel 1534 ai giovani che oziavano per strada. Prometteva mele in cambio della loro presenza in Chiesa a imparare le preghiere.

Nel 1546 Castellino fondò la Compagnia delli servi de' puttini per l'istruzione dei bambini e le bambine povere di Milano. Il ruoli nella scuola di Castellino erano i seguenti:

  • I "docenti": il priore, dirigevano la scuola, insegnando la dottrina cristiana.
  • I "sottopriori": insegnavano a leggere e a scrivere.
  • Il "silenziere": colui che controllava che si mantenesse il silenzio.
  • Il "portinaro": apriva e chiudeva la scuola. Controllava chi entrava e usciva.
  • Il "cancelliere": teneva in ordine i registri e le carte.
  • I "confessori": si occupava di confessare i bambini.
  • I "pescatori": andavano per strada a raccogliere i fanciulli, convincendo i genitori.
  • I "visitatori": visitavano le scuole e controllavano l'andamento e la disciplina.

La scuola si teneva nei giorni festivi durante il pomeriggio nei locali delle chiese. Si insegnavano le preghiere, i comandamenti, i fondamenti della dottrina cristiana e le principali regole di "buone maniere". Così i bambini imparavano a leggere, a memorizzare, che era facilitata dal saper leggere. Si riteneva che l'ignoranza e l'analfabetismo facilitassero l'errore morale.

Le Scuole di Dottrina Cristiana raggiunsero una vasta diffusione in Lombardia e in Nord Italia e poi nel resto della penisola. Nel resto della penisola, però, non restarono fedeli al modello milanese, concentrandosi di più sul catechismo rispetto alla scrittura e alla lettura. Prevalse nel XVII il modello romano.


Le Scuole Pie

Giuseppe Calasanzio (1557-1648) fondò l'Ordine dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie nel 1617 con la missione dell'educazione dei poveri.
Le Scuole Pie avevano dei tratti innovativi sull'organizzazione. Il percorso aveva due livelli di 4 anni ciascuno. Nel livello base si insegnava a leggere, scrivere e fare i conti. Ogni classe aveva un solo maestro con alle volte degli assistenti. Le classi erano composte dai 60 ai 70 alunni, suddivisi al loro interno:
  • coloro che riconoscevano le lettere e sapevano leggere;
  • coloro che imparavano a scrivere;
  • coloro che apprendevano la matematica.
Il passaggio da una classe all'altra era possibile con un esame e solo i migliori potevano accelerarlo. Si imparava inoltre a leggere e a scrivere in volgare, mentre gli allievi di buona famiglia lo imparavano in latino. Nonostante ciò, il latino non era dimenticato ed erano incentrati gli studi del secondo livello.
Gli scolopi insegnavano anche le buone maniere per i faciulli poveri e attribuivano importanza al catechismo. Le preghiere in latino si imparavano in latino a memoria, comprendendone il significato. Premiavano il migliore della classe, consentendogli di essere l'"imperatore", che lo permetteva di far condonare le punizioni impartite dal maestro.

L'opera di Silvio Antoniano

Silvio Antoniano, nato a Roma nel 1540, scrisse un trattato sull'educazione femminile. La sua opera, pubblicata nel 1584, con il titolo di Tre libri dell'educatione christiana dei figliouli fu un riferimento importante per le famiglie e gli educatori cattolici. Scrisse moltissimi consigli su come educare i figli ad essere dei buoni cristiani. Secondo Antoniano, era necessario un'azione precoce di assuefazione alla disciplina, sia del corpo che dello spirito. Il suo pessimismo antropologico faceva sì che egli non comprendesse alcune caratteristiche dell'infanzia, giudicando i tratti dei bambini. Il gioco era una perdita di tempo e i bambini erano facili alle bugie, pronti a peccare di gola e a compiere piccoli furti, restii a obbedire e capricciosi, distratti dal gioco e troppo curiosi. L'obbedienza era la prima virtù.

Pedagogia severa

Antoniano era favorevole a impiantare le buone abitudini precocemente, in quanto convinto che occoresse crescere i figli con le pratiche di vita da adulti perché erano dei "piccoli adulti". Quando era necessario, la disciplina poteva essere insegnata con le punizioni corporali, che erano assimilate a una medicina.

L'educazione delle ragazze

Per quanto riguarda le ragazze, Antoniano riteneva che occorresse un educazione differenziata secondo il genere. Alle ragazze occoreva insegnare di meno. Mentre i bambini poveri dovevano essere alfabetizzati, le bambine povere era sufficiente saper leggere qualche libro. Alle borghesi anche un po' di scrittura. Mentre alle nobili erano previste anche i calcoli. Le ragazze erano considerate deboli per natura e intelletualmente più inferiori, incline al peccato ed era una creatura tentatrice.

Le suore orsoline, prime suore "maestre"

Angela Merici (1474 - 1540) si dedicò all'istruzione ed educazione delle fanciulle. Fondò la Compagnia delle dimesse di sant'Orsola. Le prime orsoline non praticavano vita comune, non avevano un abito religioso e non emettevano voti. Venne però imposta l'emissione di voti, in quanto troppo "libere", e si riunirono in comunità monastiche. Merici proponeva un modello pedagogico amorevole con un richiamo di dolcezza, criticata dai pedagogisti uomini.

Le scuole per fanciulle ricche e povere

Non esistevano collegi per fanciulle simili a quelli maschili. Le ragazze nobili e ricchi potevano essere educate solo nei monasteri e negli educandati religiosi. C'era anche un numero elevato di monache, soprattutto di clausura. Nei monasteri l'istruzione era limitata al saper leggere ed era predominante l'educazione religiosa. Le fanciulle povere non avevano opportunità di istruzione, ma a loro si rivolsero le maestre pie degli istituti di Rosa Venerini e Lucia Filippini, che avevano fondato scuole gratuite gemminili. Lì venivano insegnati la lettura, il catechismo e i lavori femminili. Poi c'era l'educazione morale: le fanciulle erano state abituate a tenere occhi bassi, a osservare il silenzio, a camminare in modo composto, a non lamentarsi. La donna imparava l'obbedienza, la sottomissione e il sacrifico. La pudicizia e la conservazione della verginità e dell'onore erano fondamentali.

Conduite des écoles chrétiennes

Jean-Baptiste de La Salle (1651-1719), originario di Reims, a nord della Francia, stese la "Conduite des écoles chrétiennes" (Regolamento delle scuole cristiane). Nella sua pedagogia si distinguono la motivazione religiosa e la competenza didattica. Inoltre, dal punto di vista pedagogico, l'impostazione delle "piccole scuole" era affidata a pochi principi: l'organizzazione scolastica definita nei minimi particolari, la gradualità negli apprendimenti, l'educazione morale attraverso l'educazione, l'accurata formazione dei maestri. Questi principi furono presentati nella Conduite des écoles chrétiennes, una raccolta di indicazioni pratiche sul funzionamento della scuola, il comportamento del maestro e degli allievi, lo svolgimento delle lezioni.
  • I locali dovevano essere disposti in modo da non essere disturbati da rumori. Le aule dovevano essere aerate con i banchi disposti razionalmente.
  • Le preghiere, l'insegnamento del catechismo e le attività didattiche erano organizzate secondo un orario ben assortito e strutturato.
  • L'insegnamento era simultaneo, ovvero rivolto a tutta la classe.
  • Era fondamentale la regola del silenzio, che era un modo per ascoltare la "voce di Dio" e didattico per avere la concentrazione degli studenti. Anche il maestro doveva parlare raramente.
  • Gli insegnamenti erano pratici e i modelli insegnati erano di buon comportamento.
L'obiettivo era di dare ai figli una formazione utile con dei principi morali e religiosi indispensabili per la convivenza civile.
La scuola era divisa su due livelli. Nel primo si imparava a leggere, scrivere e far il conto. Ciascuna abilità era a sua volta distinta e prevedeva un periodo di tempo adeguato. Anticipare era scoraggiato per avere una base stabile.

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